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La valle del Savuto

Veduta Castello di Savuto

Destino opposto ha avuto invece l’altra grande valle di Cleto, seppure limitata ad una porzione della pendice idrografica a destra, quella del Savuto. Dall’omonimo borgo – frazione di Cleto - posto su una rupe che si eleva di poco dal terrazzo marino che la sostiene, la sottostante scarpata digrada ripidamente verso il fondo valle. Anche qui a dominare è l’olivo, ma, a partire dal borgo per finire ai fondachi più sperduti, l’atmosfera è quella di un’arcaica immobilità. La si coglie inoltrandosi lungo uno dei sentieri che tagliano gli antichi terrazzamenti e scendono verso il Savuto. Gli ulivi – talvolta plurisecolari – assumono forme contorte e nocchierute, protendono i loro rami verso luoghi dove è difficile cogliere i frutti. Pale di fichidindia costellano le siepi. Aranci stracarichi mostrano frutti gialli, come di rado se ne vedono nei frutteti più moderni. E poi noci, melograni e qua e là enormi roverelle come quelle di località Giardini.

Savuto (Vallone Schiavo - foresta Illizzi)

Vallone di Savuto

Se, invece, da Savuto si scenda nel Vallone Schiavo e si risalga sull’opposto versante verso Cozzo Inostra, si ammireranno curiosi fenomeni geologici. Come una grande rupe spaccata da una larga fenditura verticale che pare incombere sulla pendice sottostante. Risalendo ancora verso Timpa Piatta, tenendosi sul margine del rimboschimento di pini, si spalancherà un’inedita, entusiasmante vista sulla Valle del Savuto, il dirimpettaio San Mango d’Aquino e le verdi pendici che salgono verso il gruppo montuoso del Reventino-Mancuso, che prelude alla Sila.

Dappertutto poi, da Cleto a Savuto, sino a c.da Contessa, si rinvengono, nella morbida roccia di arenaria, grotte, pertugi ripari, che in anni non lontano sono serviti, talvolta, a ricoveravi granaglie ma che ancor più indietro nel tempo erano asceteri di monaci bizantini e addirittura tombe preistoriche.